Sarà che son cresciuta a Trilussa e Gianni Rodari, e sarà anche che nella mia famiglia materna l’espressione in rime è un po’ un vezzo ricorrente, ma io con le filastrocche ci faccio l’amore.
Ancora ricordo alcune di quelle imparate da bambina, come “Er leone riconoscente” di Trilussa o “Il mago di Natale” di Rodari. Quanto sono belle!
Senza alcuna presunzione artistica, anche io invento e scrivo filastrocche spesso, spessissimo. Per un compleanno, per un bel tramonto, per condividere gioia o per mondare la tristezza; o anche solo perché mi va. Per qualsiasi ragione, insomma!
A volte cambio le parole delle canzoni e le canto ad alta voce, le mie figlie le imparano e finiamo per cantare le canzoni coi miei testi, che di solito sono buffi o un po’ pazzi.
La filastrocca è un modo allegro e irriverente di descrivere la realtà, o un ipnotizzante strumento di persuasione o rilassamento; la filastrocca può essere un’intrigante narrazione di fantasia o l’espressione più poetica della nostra intimità. La filastrocca può esprimere un desiderio, velare una speranza o raccontare un traguardo. Le filastrocche si usano per contare, per giocare, per imparare nuovi concetti e per ricordare regole matematiche o grammaticali. Insomma: che strumento meraviglioso!
I bambini le adorano, ne colgono la musicalità anche in età precoce, prima di capire cos’è la rima e di saper comporre rime: la stessa cosa, detta in rima, suona meglio, è più facile da ricordare ed è più accattivante. A volte con le rime io mi conquisto le figlie, quando voglio che eseguano un’istruzione o quando ho bisogno che mi aiutino in qualche modo.
Per esempio, un grande classico di casa nostra è la filastrocca “Spazzola dentino”, che ha anche una musichetta associata.
L’ho inventata affinché le mie figlie si lavassero i denti bene e a lungo (si dice che la spazzolatura dei denti debba durare almeno un paio di minuti). Credo che nessun bambino al mondo spazzoli i denti tanto a lungo spontaneamente. Hai voglia a dirglielo! A ripetere: “Lava di qua! Lava di là! Hai spazzolato bene? E dietro? La lingua?”. E anche quando davo io una ripassata, c’era sempre la loro fretta di sottrarsi alle mie cure igieniche.
Mi serviva un temporizzatore a portata di mano, ma anche una check list che le aiutasse a sapere dove caspita passare questo spazzolino, che fosse però facile da tenere a mente e, possibilmente, anche divertente. Cosa c’era di meglio se non una filastrocca? Avendo valutato che più o meno le mie figlie tenevano lo spazzolino in bocca dai trenta ai sessanta secondi, mi serviva una filastrocca che durasse un minuto e mezzo circa, per arrivare ai famigerati due minuti minimi. Così è nata, ve la presento:
SPAZZOLA DENTINO
Spazzola dentino,
Sei molto carino:
Spazzola di qua,
Spazzola di là.
Sopra poi sotto,
Spazzoliamo tutto:
Dentro e poi fuori,
profumerem di fiori.
Spazzola dentino,
Sei molto carino:
Spazzola di qua,
Spazzola di là.
Dietro e davanti:
Li lavo tutti quanti.
Prima l’incisivo,
ed eccoti il motivo:
È il primo che vediamo
Quando sorridiamo.
Spazzola dentino,
Sei molto carino:
Spazzola di qua,
Spazzola di là.
Poi vengono i canini
Che sono i più carini,
Li spazzolo a puntino
Con il mio spazzolino.
Spazzola dentino,
Sei molto carino:
Spazzola di qua,
Spazzola di là.
E poi ora magari
Non scordiamo i molari!
Su e giù lo spazzolino
Strusciamo per benino.
Spazzola dentino,
Sei molto carino:
Spazzola di qua,
Spazzola di là.
Destra, sinistra:
Apri la finestra
I – i – i (qui devono digrignare i denti per fare l’ultima spazzolata degli incisivi):
Spazzola così!
Bleah… (qui tirano fuori la lingua per poterla spazzolare bene)
Funziona più o meno così:
G (GENITORE): “Hai già finito di lavare i denti?” dopo circa trenta secondi.
F (FIGLIA): “Sì!”
G: “Un po’ veloce… Hai cantato la canzone?”
F: “Ah, no!”
G: “Dai, allora! Ripassa con la canzoncina…”
Ovviamente l’inconveniente è che spesso gliela devo cantare io, se non se la possono cantare tra di loro. A volte veramente è anche un po’ una scusa per avere l’attenzione di mamma: “Non posso lavarmi i denti se non mi canti la canzone…”. Ma va bene anche così!
Se volete potete provare ad usare la mia filastrocca, o anche no. Ma, se già non lo fate, leggete le filastrocche ai vostri figli, fate sì che le leggano loro: impareranno un nuovo modo di leggere la realtà che li circonda.
E magari avranno meno carie!
Puoi contattarla su Instagram lauraminguelldellungo o Facebook Laura Minguell Del Lungo
Oltre a tenere questa rubrica, Laura ha scritto anche due romanzi: “Lucertole” e “Gli angeli di Barcellona”. Per approfondire o acquistare i suoi libri: LaVitaFelice.it e Amazon.it : laura minguell del lungo