Pillole di tutto un po’ – Wonder Woman o Supergirl? Vi svelo il mio segreto

A voi, mamme numerose, non chiedono mai se avete i superpoteri? A me sì, spesso.

Ma non mi sento né Wonder Woman né Supergirl.

Mi sono rivista molto nelle parole di Maria Adele, nel suo articolo “Ma come fai a fare tutto?” (pubblicato qui sul blog Più di due), il cui titolo mi ha subito fatto venire in mente il film “Ma come fa a far tutto?”. Lo avete presente? Quello con Sarah Jessica Parker e Pierce Brosnan? Chi di voi non si riconosce nei suoi protagonisti?

Io di sicuro, almeno nel titolo, mi vedo rappresentata. Se non altro per la famosa domanda che mi sento rivolgere spessissimo: “Ma come fai a fare tutto?”. A cui di solito segue una serie di commenti nient’affatto incoraggianti, tipo: “Devi essere distrutta…”, “Di sicuro le ore del giorno non ti basteranno…”, “Immagino la confusione che devi avere a casa…”.

Io rispondo, per semplicità, con frasi di circostanza: “A casa nostra non ci annoiamo”, più che altro per tagliare corto, senza entrare nel merito degli affari miei e per castrare tentativi invidiosi o distruttivi di chi un po’ -diciamoci la verità- rosica perché tu apparentemente hai una famiglia fichissima, però riesci contemporaneamente a mantenere un posto di lavoro, magari qualche passione e anche una parvenza umana.

Sono una donna di quarant’anni, sono medico, anestesista rianimatore e terapeuta del dolore. Ho un matrimonio che per ora ancora si regge in piedi e quattro figlie, che per ora sono belle, buone e sane. Sono anche scrittrice, per diletto. Ho pubblicato l’anno scorso un romanzo, “Lucertole”, che è piaciuto molto, a sentire l’editore. E proprio in questi giorni escono un altro mio romanzo, sempre per GMlibri, dal titolo “Gli angeli di Barcellona”, e un libro speciale, sulla resilienza femminile, scritto a quattro mani con una mia amica, in spagnolo, dal titolo “Amándome durante 90 días”. Tengo questa rubrica per Più di due da sei mesi e scrivo racconti di vario genere, per cui ultimamente molti conoscenti, amici e parenti mi stanno chiedendo: “Ma come fai a far tutto?”.

Dunque, oggi decido di rispondere alla domanda.

Vado per argomenti: sul fatto di avere un posto di lavoro non ci giurerei, visto che ancora non sono rientrata dalla maternità! Quando succederà, vedremo, perché sinceramente non so come farò a conciliare l’orario di lavoro con l’accudimento della lattante, una genitorialità minimamente presente e proattiva per le altre tre e anche un numero di ore di sonno decente. Probabilmente dovrò rinunciare almeno in parte all’attività fisica e alle mie grandi passioni, la scrittura e la lettura. Ma ho imparato a non preoccuparmi per il futuro, che non ci appartiene in assoluto ed è del tutto imprevedibile. Comunque vada il rientro, la professione non me la leva nessuno.

Per quanto riguarda la mia situazione familiare, ho quattro figlie, di 10, 6, 4 e 0 anni, una casa grande, un mini giardino, un marito e due gatti. Ho anche due genitori di cui occuparmi un po’.

Quando mi chiedono come faccio con tutto, mi vengono subito in mente Anna e le altre ragazze di questo blog che hanno cinque, sei, sette figli. Per cui mi sento davvero una dilettante. Ma rispetto alla mia situazione, devo dire che non mi sento per nulla molto speciale. Inusuale, piuttosto, ma alla fine non credo di avere nessun super potere. Davvero, non è una falsa modestia. Peraltro non ho nessuna ricetta magica da vendere, nessuna organizzazione particolare. Certo, potrei svelare i miei piccoli accorgimenti, tipo preparare i vestiti la sera prima, o stabilire alcune norme di abitudini da rispettare, ma non credo nessuno si stupirebbe per gli effetti speciali. Alla fine si tratta solo di organizzarsi un po’, compatibilmente con la propria realtà (ché ciascuno ha la sua ed ognuna è unica), con le proprie capacità, aspettative, desideri, possibilità e, soprattutto, con le risorse umane di cui dispone.

Per quanto riguarda l’hobby di scrittrice… l’altra domanda che mi porgono spesso: “Ma quando trovi il tempo per scrivere?”.

Effettivamente questo è un punto dolente. Basta se vi dico che per scrivere questo articolo mi ci sono voluti due giorni, e che in questo momento sto cercando di addormentare Viola e aiuto Greta a colorare?

Mio marito diceva che il tempo per scrivere lo toglievo a lui, di fatto mi è capitato di farlo di notte per delle scadenze, così come mi è capitato di addormentarmi sul computer, scrivo spesso mentre allatto, oppure detto le mie idee al registratore mentre guido o mentre vado a camminare. Insomma, mi arrangio, sfrutto il mio tempo. Concilio tutto usando i miei desideri e le mie abilità.

I lunghi anni di medicina e chirurgia mi hanno insegnato la dedizione allo studio: giornate intere seduta di fronte a un testo. La scuola di specializzazione, con le ore interminabili di sala operatoria e rianimazione, esposta a qualsiasi eventualità, con un livello di stress altissimo, mi ha insegnato la pazienza, la resistenza e lo spirito di adattamento, da cui derivano, credo, la mia grande capacità di cambiare strategia in corso d’opera, per cui i miei programmi sono fluidi. Non mi scompongo facilmente di fronte alle difficoltà. Del resto da specializzanda, sapevi quando entravi in ospedale e non quando uscivi, un po’ come in una famiglia numerosa una mamma lavoratrice sa quando si deve svegliare la mattina, ma non sa mai a che ora potrà andare a dormire.

La professione, invece, mi ha insegnato soprattutto a fare tre o quattro cose contemporaneamente, tenendone a mente altre cinque o sei; mi ha anche insegnato a farmi carico di grandi responsabilità. E a non avere paura.

Ho fatto un sacco di errori nella mia vita, ne faccio continuamente. Sono profondamente imperfetta, e altrettanto lo sono le persone che mi circondano. Però cerco di fare ogni giorno del mio meglio, e questo è il mio ingrediente costante. Perché in certi giorni il mio meglio rasenta il peggio assoluto, ma se è il massimo che in quel momento posso permettermi, cerco di farmelo andar bene, di essere tollerante con me stessa, di permettermi di sbagliare, di perdonarmi e di apprendere per migliorarmi. Non è che sia facile mantenere lo stress lontano, nel vortice di attività, eventi, imprevisti. A volte mi accorgo che sto cercando senza speranza di battere il tempo, di creare uno spazio per la cena con mio marito, o per dieci minuti di meditazione, mezz’ora di ginnastica, un’ora di lettura, o una pagina che devo finire di scrivere. Ma può essere pure che mi manchi il tempo per trapiantare i fiori, per piegare i panni, per fare il cambio di stagione o per rammendare i calzini.

Ma quando mi accorgo che sto lottando contro qualcosa fuori dal mio controllo, perché bisogna andare a recuperare Elena a inglese, perché Irene deve essere aiutata coi compiti, perché Viola ha le coliche o perché Greta vuole giocare a tombola, respiro profondamente, mi rimbocco le maniche e mi dico che domani penserò al resto.

Mia cugina Susanna, che ha tre figli, mi suggerì un giorno di non rimpiangere le ore di ozio beato in cui si poteva passare un pomeriggio intero a leggere un libro, perché sarebbero giunti (speriamo!) i giorni della vecchiaia con pomeriggi interi di noia, in cui avremmo rimpianto i tempi pieni di figli e vuoti di minuti per sé. Penso spesso alle sue parole.

Certamente per alcuni ciò che scrivo sarà di estrema banalità, mi dispiace essere deludente.

Ma la verità è semplicemente questa: ho una vita iper-densa, cerco di vivere appieno ogni momento e di non avere rimpianti, consapevole che il nostro passaggio su questa Terra è rapido, che la sua durata è indefinita, e che la cosa migliore che possiamo fare è riempire la nostra vita di colori, musica e risate.

E a casa mia, ve lo garantisco, non mancano mai.

Laura Minguell Del Lungo

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